*First Published on Melting Pot Europa
Fin dai primi momenti in cui la strage di Pylos 1, avvenuta il 14 giugno del 2023 in Grecia, è stata resa pubblica, le autorità greche e l’organismo responsabile della Guardia costiera ellenica, hanno cercato di disorientare l’opinione pubblica con dichiarazioni e comunicati stampa contraddittori.
Gli eventi reali dietro il naufragio furono nascosti e rivelati solo attraverso le inchieste giornalistiche e la denuncia di attivisti e organizzazioni.
Quasi tutte le 104 persone che sono riuscite a sopravvivere sono state soccorse da uno yacht di lusso, dopo che il peschereccio Adriana, partita da Tobruk, in Libia, il 7 giugno 2023, con oltre 750 passeggeri a bordo, per lo più provenienti da Siria, Pakistan ed Egitto, era affondato in acque internazionali a circa 50 miglia dal porto di Pylos. Dopo il naufragio, sono stati recuperati i corpi di 82 persone ma centinaia, risultano disperse e si presume siano affondate con l’imbarcazione.
Nove dei sopravvissuti sono stati ingiustamente accusati di essere i responsabili della strage, devono rispondere di favoreggiamento dell’ingresso illegale in Grecia e sono in detenzione preventiva dal giorno del naufragio. Il processo è fissato per il 21 maggio 2024, a Kalamata 2.
«Gli imputati sono stati arrestati e accusati, con prove insufficienti, di essere responsabili della tragedia, in meno di 24 ore dal naufragio», in un comunicato stampa 3 la campagna FreePylos, che anche il progetto Melting Pot sostiene, lancia una conferenza stampa dei legali che difendono i nove superstiti del naufragio Pylos, giovedì 16 maggio, ore 12:00 (sarà trasmessa in diretta da OmniaTV).
«Alcuni di loro sono stati portati alle autorità portuali direttamente dall’ospedale dove erano stati ricoverati. L’inchiesta su quanto realmente accaduto è stata chiusa nel giro di pochi mesi, senza un esame approfondito delle prove disponibili, in particolare di quelle che potevano far luce sulle reali circostanze del naufragio. Tutte le richieste della difesa a questo proposito sono state respinte».
«Il caso, quindi» – continuano – «ha seguito finora la strada della criminalizzazione sistematica dei migranti e dei richiedenti asilo in Grecia, con una procedura accelerata. Come nella maggior parte dei casi di criminalizzazione dei migranti presunti “trafficanti”, gli imputati rischiano di essere condannati a più ergastoli».
Questo accade nonostante le prove che hanno visto la luce dal 14 giugno 2023 a oggi – sia quelle fornite dagli stessi sopravvissuti che descrivono chiaramente il rimorchio e il conseguente capovolgimento del peschereccio, sia le indagini dei media internazionali – indichino come responsabili la Guardia costiera greca e Frontex, in quanto entrambe le agenzie erano a conoscenza e hanno monitorato la nave in difficoltà per almeno un giorno intero, ma non hanno effettuato un’operazione di salvataggio come le circostanze imponevano. Sembra invece che abbiano avviato un’operazione di respingimento illegale, secondo la loro prassi abituale.
«Nessun insabbiamento del più grande e razzista crimine di Stato!» – denuncia Open Assembly against pushbacks and border violence. «Trattandosi del primo processo relativo al crimine di Stato di Pylos, il processo ai 9 è un momento cruciale per il movimento che chiede giustizia per i morti e la fine delle pratiche omicide dei respingimenti e della violenza alle frontiere».
«Oltre a organizzare azioni di solidarietà ad Atene, il 21 maggio intendiamo essere fisicamente a Kalamata con il movimento di solidarietà che chiede giustizia per i 9 di Pylos».
Firma la petizione Free the #Pylos9
- Pylos è una grande baia e una città sulla costa occidentale del Peloponneso, nel distretto di Messenia, nel sud della Grecia
- Un comune della Grecia situato nella periferia del Peloponneso (unità periferica della Messenia)
- Disponibile anche in arabo e greco