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*Pubblicato per la prima volta da Melting Pot Europa
Una campagna a sostegno di coloro che sono accusati e imprigionati come capri espiatori per la strage di Pylos avvenuta nel giugno 2023 in Grecia, il naufragio più letale della storia recente.
«Con questa dichiarazione» denuncia Captain Support Network «vogliamo attirare l’attenzione sul fallimento delle autorità greche e sul loro tentativo di insabbiare la vicenda. Non resteremo a guardare mentre le persone in cerca di sicurezza vengono nuovamente rese capri espiatori per i crimini commessi in mare. Vogliamo aumentare la pressione politica per il rilascio dei Pylos9 e chiedere la fine della criminalizzazione della migrazione».
Captain Support Network, sostiene le persone che vengono criminalizzate per aver attraversato le frontiere. Attraverso questa campagna di sensibilizzazione si vuole raccogliere i fondi necessari a coprire i costi del processo e della difesa dei Pylos9 1.
Melting Pot ha aderito a questa dichiarazione e sostiene la campagna. A seguire la dichiarazione congiunta con le organizzazioni firmatarie.
Oltre la produzione della morte si situa forse l’annullamento, l’annientamento della persona (della vita). Sono parole che, chiaramente, richiamano il nazismo. Non sapere chi, non sapere quanti, non poter riavere i corpi – massivamente e sistematicamente – è qualcosa che, credo, si avvicina all’annientamento.
I dettagli che iniziano a trapelare dipingono un quadro dei fatti che non solo seppellisce ogni retorica della “tragica fatalità”, ma svela le responsabilità dirette della HCG (Hellenic Coast Guard) nel causare il “capovolgimento” della barca. Come ricostruito dall’attivista Iasonas Apostolopoulos, sulla base delle dichiarazioni del parlamentare Kriton Arsenis, che ha potuto parlare con i sopravvissuti a Kalamata, la HCG avrebbe legato il peschereccio con delle corde e provato a trascinarlo. Sarebbe stato proprio questo tentativo di rimorchio a far ribaltare la barca. Queste ricostruzioni si allineano con i primi racconti di Nawal Soufi.
Nelle prime ore del mattino del 14 giugno 2023, il sovraffollato peschereccio “Adriana” è affondato in acque internazionali a circa 50 miglia dal porto di Pylos, in Grecia. Centinaia di persone sono annegate mentre si trovavano sotto la sorveglianza della Guardia costiera greca (HCG).
Quasi tutte le 104 persone che sono riuscite a sopravvivere sono state soccorse da uno yacht di lusso, dopo che il peschereccio era affondato. Dopo il naufragio, sono stati recuperati i corpi di 82 persone ma centinaia risultano disperse e si presume siano affondate con l’imbarcazione. Nove dei sopravvissuti sono stati arrestati dalle autorità greche e sono stati ingiustamente accusati di essere i responsabili della tragedia.
L’Adriana è partita da Tobruk, in Libia, il 7 giugno 2023, ed era diretta in Italia con oltre 750 passeggeri a bordo, per lo più provenienti da Siria, Pakistan ed Egitto. 2 Il peschereccio era sovraffollato e in evidente difficoltà, privo di strumenti di navigazione adeguati, di un equipaggio e di attrezzature di sicurezza a bordo.
Dopo una settimana di navigazione, il motore dell’imbarcazione ha subito un guasto, mentre le scorte si stavano esaurendo. Prima che la barca si ribaltasse almeno due persone erano già morte per disidratazione. Per far fronte a queste circostanze, il 13 giugno 2023 le persone a bordo hanno contattato Alarm Phone, segnalando che l’imbarcazione si stava pericolosamente inclinando e che c’era urgente bisogno di assistenza. Alarm Phone ha a sua volta informato la Guardia costiera greca, dato che il peschereccio si trovava all’interno della zona di ricerca e soccorso (SAR) greca. I soccorsi, purtroppo, non sono mai arrivati.
Nelle settimane e nei mesi successivi alla strage, sono continuate a emergere prove riguardo gli eventi che hanno portato al capovolgimento dell’Adriana, dipingendo un quadro chiaro del ruolo della Guardia Costiera greca. Non solo l’HCG non ha cercato di soccorrere l’Adriana, chiaramente non idonea alla navigazione, ma per diverse ore ha ostacolato le potenziali attività di soccorso da parte di altre imbarcazioni. Molti dei sopravvissuti hanno inoltre descritto come l’HCG abbia attivamente messo in pericolo la vita dei passeggeri tentando di trainare l’imbarcazione, il che ha probabilmente contribuito al suo affondamento. 3 È stato inoltre riferito che altre autorità europee, pur essendo state informate della situazione di pericolo dell’Adriana ore prima del naufragio, non sono mai intervenute. 4
Nonostante le prove sempre più evidenti della responsabilità delle autorità greche, la colpa è stata immediatamente attribuita alle vittime stesse. Le persone sopravvissute sono state trasferite a Kalamata, in Grecia, dove sono state detenute e isolate in un magazzino. Lì, sono state sottoposte a interrogatori da parte delle autorità, prima ancora di poter accedere a un supporto legale o psicosociale. A seguito di questi interrogatori, e sulla base delle testimonianze di poche persone sopravvissute, nove di queste sono state arrestate e ingiustamente indicate come i responsabili della strage. Sono stati accusate di aver favorito l’ingresso non autorizzato (“traffico“), di far parte di un’organizzazione criminale e di aver provocato il naufragio che ha portato alla morte di centinaia di persone.
Secondo i media, le accuse si sono basate su testimonianze che indicavano che queste nove persone avevano assunto ruoli di maggiore responsabilità a bordo della nave, ad esempio distribuendo acqua o cercando di controllare la folla per stabilizzare l’imbarcazione che si stava inclinando. 5 Tuttavia, sembra che le persone accusate siano esse stesse migranti che avevano pagato una notevole somma di denaro per raggiungere l’Europa, proprio come le altre persone a bordo. 6 Non è la prima volta che assistiamo a pressioni nei confronti dei passeggeri per indurli a fornire testimonianze incriminanti. È importante notare che nessuno dei nove uomini arrestati è stato identificato dagli altri passeggeri come parte dell’equipaggio o come persone che hanno lucrato sul viaggio. 7
Attualmente gli accusati sono detenuti in custodia cautelare in due diverse carceri greche: otto a Nauplia e uno ad Avlona. L’indagine del giudice inquirente è ancora in corso e non è ancora stata fissata una data per il processo, che prevediamo non avere luogo prima della primavera del 2024. Gli avvocati d’ufficio hanno chiesto il rilascio dei sopravvissuti traumatizzati dalla custodia cautelare, ma la richiesta è stata respinta. La difesa degli imputati è stata assunta da un gruppo di sette avvocati penalisti esperti, tra cui quelli dello Human Rights Legal Project-Samos e del Legal Centre Lesvos. Il 13 settembre 2023, quaranta sopravvissuti al letale naufragio di Pylos hanno presentato una denuncia penale 8 contro tutti i responsabili presso il Tribunale della Marina di Pireo. 9
Chi deve essere ritenuto responsabile per le morti del naufragio di Pylos?
Non sono le persone in cerca di sicurezza, costrette a percorrere rotte incredibilmente pericolose su imbarcazioni sovraffollate. Non sono nemmeno le reti di favoreggiatori che approfittano di questa situazione: esse sono un sintomo, non la radice del problema. Il vero colpevole è la Fortezza Europa, che nel desiderio di controllare la migrazione e chiudere le frontiere stringe sporchi accordi con altri governi autoritari.
L’esternalizzazione dei confini dell’UE al di là del suo territorio, verso altri Paesi confinanti con l’Unione
Europea, porta solo a una maggiore violenza. Non ferma le migrazioni, ma provoca solo a più morti lungo il tragitto.
Negli ultimi tre anni, la Guardia costiera greca ha aumentato le pratiche di respingimento sistematico in mare, provocando più violenza, morti e sparizioni. Di conseguenza, sempre più persone tentano di raggiungere direttamente l’Italia, accrescendo la distanza e la pericolosità di queste rotte. I respingimenti, una delle pratiche più violente e letali per impedire l’attraversamento dei confini Europei, è ormai diventata la norma in Europa e non solo 10. Va ricordato che già il 7 luglio 2022 la Grecia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo 11 per le illegali e pericolose condotte in mare dell’HCG 12
Attualmente, sono almeno 32 le cause presentate contro la Grecia (relative a 8 operazioni di respingimento) e in attesa di una decisione presso lo stesso tribunale. 13
In questo contesto, la tragedia di Pylos emerge come l’ennesimo caso di una lunga serie di omissioni di soccorso e di crimini di Stato in mare.
Coloro che sopravvivono al viaggio e non vengono respinte, rischiano di essere arrestate arbitrariamente dalla Guardia Costiera e di essere casualmente accusate di aver favorito l’attraversamento non autorizzato delle frontiere (“traffico“). La criminalizzazione delle persone che attraversano le frontiere con imbarcazioni o in auto è una pratica sistematica in Grecia.
Secondo un recente studio di borderline-europe, più di 2.000 persone migranti si trovano attualmente nelle carceri greche, accusate o condannate per “traffico“. 14
Nella maggior parte dei casi, gli arresti, la custodia cautelare e le udienze del processo dei cosiddetti scafisti accusati sono caratterizzati da gravi violazioni dei diritti umani, e non rispettano i principi del giusto processo, tra cui: detenzione arbitraria, violenza e coercizione, e scarso o inesistente accesso a interpreti o ad assistenza legale. Le autorità greche hanno messo in atto le stesse pratiche nel caso della strage di Pylos.
La criminalizzazione delle persone in movimento è spesso invisibile e la loro voce viene messa a tacere sia dalla detenzione che dalla condanna a lunghe pene. Ciò consente alle autorità degli Stati dell’UE di violare ulteriormente i loro diritti. Le persone in movimento, accusate di aver favorito l’immigrazione irregolare, rischiano pene detentive estremamente lunghe, basate su arresti e processi arbitrari, divenendo uno dei principali bersagli della violenza del regime di frontiera.
Come Captain Support Network, una rete attivista basata principalmente in Europa, siamo solidali con tutte le persone criminalizzate per il cosiddetto “traffico“.
Chiediamo di:
– Liberare le persone arrestate come capri espiatori del naufragio di Pylos (Pylos9)
– Ritirare tutte le accuse contro i Pylos9
– Indagare e richiedere alle autorità greche di rispondere delle loro responsabilità nel naufragio di Pylos e dei crimini contro l’umanità ai suoi confini.
– Porre immediatamente fine alla violenza sistematica e letale alle frontiere.
– Fermare la criminalizzazione della migrazione e l’incarcerazione delle persone in movimento.
– Libertà di movimento per tutti
Firma e condividi questa dichiarazione!
Se volete contribuire alle spese del tribunale e della rappresentanza legale, fate una donazione su questo conto:
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